LIBANO ANCORA IN FIAMME: Bombe al Fosforo dopo il presunto Attacco Nucleare a Beirut
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Non c’è pace per il Libano. Dopo il sospetto attacco nucleare al porto di Beirut che ha causato più di 200 morti e migliaia di feriti distruggendo una parte importante della città e devastando anche una base militare italiana, Israele prende ancora di mira le zone di confine con i territori occupati dai Sionisti.
Nei giorni scorsi le forze paramilitari libanesi degli Hezbollah (anche componente politica Sciita importante in Parlamento) hanno riferito di aver abbattuto un drone dell’Israeli Defense Forces, ora sia Sputnik International che il la tv satellitare libanese Al Manar riferiscono di bombe incendiarie lanciate in Libano. Mentre IDF ha confermato un “incidente di sicurezza” nel kibbutz di Manara.
Citando i reportages libanesi, Amir Bohbot, redattore militare e analista senior della difesa per Walla News, ha riferito che i proiettili dell’IDF sono caduti sul lato libanese del confine tra i rumori delle esplosioni. Anche un aereo è stato avvistato nell’area, nonostante la fitta nebbia, secondo Sputnik International.
Il video della scena ha accompagnato le prime notizie sui rumori di spari nella zona.
From the incident near Manara
(Video: Yogev Freid) pic.twitter.com/UxUzupXin3
— Emanuel (Mannie) Fabian (@manniefabian) August 25, 2020
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è attualmente in viaggio verso il comando settentrionale dell’IDF, che è il centro di comando regionale per il confine settentrionale del paese con Siria e Libano.
Il Jerusalem Post ha riferito che circa 30 razzi sono stati lanciati lungo il confine israeliano con il Libano, che ha ricevuto un’ulteriore attenzione dall’IDF in seguito alla promessa di Hezbollah di vendicare l’uccisione di luglio di uno dei suoi membri durante un attacco aereo israeliano in Siria.
Secondo il rapporto dettagliato scritto dai media libanesi Al Manar (sotto il post completo) anche bombe al fosforo illegali sono state utilizzate negli attacchi. Quelle sono le stesse armi letali che secondo la Mezzaluna Rossa furono lanciate dall’esercito turco nell’ottobre 2019 contro molti villaggi curdi nel Rojava, nel nord-est della Siria, durante l’invasione militare chiamata sarcasticamente Primavera della Pace dal sultano turco Recep Tayyip Erdogan.
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Le bombe al fosforo sono state promosse da Elbit Systems, la più grande corporation di armi in Israele e una delle più importanti al mondo, come evidenziato da Gospa News nel dossier Weapons Lobby 3 sul magnate dei droni Michael Federmann, proprietario di questa multinazionale della difesa, che è stato premiato dalla B’nai B’rith Zionist Lodge di Washington e dalla regina Elisabetta II del Regno Unito, nel consueto intrigo tra sionisti, massoneria, Stato profondo occidentale, paesi islamici sunniti e Fratelli musulmani descritti nel rapporto Weapons Lobby 4.
La Convenzione sulle armi chimiche (CAC, 13 gennaio 1993) non considera il fosforo bianco un’arma chimica, sebbene alcuni paesi lo facciano. Negli ultimi anni, Stati Uniti e Israele hanno utilizzato il fosforo bianco in combattimento: nessuno dei due paesi ha ratificato il Protocollo III contro le armi incendiarie della Convenzione su alcune armi convenzionali.
E poi continuano a sanzionare Russia, Iran e Venezuela perchè non si adeguano ai trattati internazionali sulle armi non convenzionali come quelle batteriologiche su cui lavorano più di 50 laboratori del Pentagono (Dipartimento della Difesa) e della CIA (Central Intelligence Agency) come descritto nel reportage WuhanGates 7 in riferimento al dossier sul virus della SARS-2 costruito in laboratorio come sostenuto anche dall’ex direttore dell’MI6, il controspionaggio britannico.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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